Laziogate, condannato Storace


Otto condanne, tra cui quella dell'ex presidente della Regione Francesco Storace e del suo ex portavoce Nicolò Accame, e un’assoluzione.

Si è chiuso così davanti al tribunale monocratico di Roma il cosiddetto processo "Laziogate", relativo all’incursione illecita nella banca dati dell’anagrafe del Comune e all’attività di spionaggio compiuta ai danni di Alternativa Sociale. Storace è stato condannato a un anno e mezzo di reclusione, Accame a due. Scopo delle incursioni fu tentare di danneggiare il movimento guidato da Alessandra Mussolini che nella primavera del 2005 si presentò alle elezioni regionali.

«Complimenti, questa è la giustizia italiana», ha detto Francesco Storace dopo la lettura della sentenza. Dal canto suo il legale del leader La Destra, Giosuè Naso, ha aggiunto che quella di oggi «è una sentenza politica come purtroppo temevamo. Si tratta di una decisione sconcertante in un processo politico durato 43 udienza in tre anni di dibattimento. Proporremo appello». «La giustizia ha lavorato bene, avevo ragione io, peccato che non si farà neppure un giorno di prigione» ha detto dal canto suo Alessandra Mussolini. «Mi avevano accusato di essermi inventata tutto, ed eravamo di fronte ad una grave violazione della libertà democratica. È bene che chi ha compiuto questi fatti riceva una sentenza di condanna, purtroppo però in Italia è così, Storace non andrà in galera. Ma è un monito che questo non capiti mai più».
La sentenza è stata letta questa mattina dal giudice monocratico Maria Buonaventura, della quarta sezione del Tribunale di Roma. A Storace, allora presidente della Regione Lazio, è stato contestato il ruolo di «determinatore o istigatore dell’azione delittuosa materialmente commessa da Nicolò Accame, Nicola Santoro, Mirko Maceri e Daniele Caliciotti». Quest’ultimo, difeso dall’avvocato Nicola Capozzoli, è stato però assolto.
L’intromissione avvenne, secondo quanto ha sostenuto l’accusa, il 9 marzo 2005 per raccogliere dati relativi a numerosi elettori. Obiettivo della vicenda, sempre secondo la Procura, era quello di ottenere l’esclusione dalle elezioni regionali della lista Alternativa Sociale facente capo ad Alessandra Mussolini.
Il pm Francesco Ciardi, al termine della sua requisitoria, aveva chiesto la condanna a tre anni e sei mesi di reclusione per l’allora portavoce di Storace, Nicolò Accame, tre anni per Mirko Maceri ex direttore tecnico della società Laziomatica. Per l’investigatore privato Pierpaolo Pasqua il magistrato ha chiesto 2 anni e due mesi di carcere mentre per Vincenzo Piso, all’epoca dei fatti vicepresidente del consiglio comunale, il pubblico ministero aveva sollecitato l’assoluzione «perchè il fatto non sussiste». La condanna a 8 mesi di Piso ha colto il suo difensore, l’avvocato Vincenzo Moneta Caglio, di sorpresa: «Sono sbalordito». Condanna a due anni era stata chiesta, invece, per Tiziana Perreca, che ha avuto 8 mesi; Nicola Santoro e Romolo Reboa. I reati ipotizzati a seconda della posizione andavano dall’accesso abusivo al sistema informatico del Comune di Roma, al falso, interferenza illecita nella vita privata altrui e al favoreggiamento.

Fonte: http://www.lastampa.it

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